Nuove emozioni, avventurosi destini,

mi trascinano lontano, ove possa perder me stesso,

dilaniato dalle Menadi,

povero Orfeo orfano del suo canto.

 

Ho attraversato la nera foresta dell’abbrutimento,

e, novello Cristo senza croce,

ho desinato con pubblicani e prostitute,

ma troppo, troppo mi incalzan i mercanti del tempio.

 

Sotto le palme finte del giardino d’ inverno,

suona languido un notturno di Chopin

mentre là, fuori, al freddo, una russa ubriaca giace supina, urlando, disperata, invocando il suo avvocato: gli stolti farisei la deridono…

 

Meglio allora i ritmi frenetici della baciata,

che baciandomi una sconosciuta amica instillò nel mio petto, instillò nei miei piedi,

che da pesanti divennero leggere foglie danzanti,

mentre il suo petto prosperoso sudava, sudava,

in mezzo al pueblo di todo el mundo.

 

Ora la mia mente torna la,

ove invano aveva tentato di fuggire,

ove si respira aria di amore e di bellezza,

ove si respira aria di morte,

ove lo spirito, stanco di avventure insensate e volgari,

cerca la pace, tra i capelli rossi e le bianche membra del suo fantasma…

 

Domani? Trascinerò sorridendo la commedia della vita,

cercando di dimenticare, che parte di me è uccisa dall’amore, è innamorata della morte.   

torna alla radice

benedettodemoni